AIUCD 2021 – DH per la società:
e-guaglianza, partecipazione, diritti e valori nell’era digitale.

Raccolta degli abstract estesi della 10° conferenza nazionale

Prefazione

Il decimo convegno annuale dell’Associazione per l’Informatica Umanistica e la Cultura Digitale ha nell’edizione di quest’anno un titolo peculiare e importante: DH per la società: e-guaglianza, partecipazione, diritti e valori nell’era digitale.
Questo è in linea con lo spirito più profondo dell’Associazione, che fin dalle sue origini ha voluto essere un luogo dove filologi, bibliotecari, storici, giuristi, informatici e ingegneri informatici si incontrano e si confrontano (informatica umanistica) per incidere su aspetti rilevanti della società (culture digitali). Abbiamo deciso quindi di discutere su domande forti invitando ognuno a uscire dalla propria comfort zone per praticare l’impegno civile necessario a far parlare accademia e società.
Il direttivo dell’associazione e gli organizzatori si sono di fatto impegnati in questa occasione per fornire un aiuto concreto al cambiamento epocale in atto. Il mondo dei negozi sotto casa, delle lezioni tenute solo in presenza, della tv, dell’ufficio postale, del telefono ha lasciato spazio ad aziende di commercio elettronico su scala mondiale, alla didattica a distanza (DAD), alle newsletter, ai social network, alle chat sugli smartphone. È una rivoluzione in atto già da tempo e, oggi, abbiamo urgente e profondo bisogno di strumenti concettuali e di ricerca per gestirla. Perché le rivoluzioni non portano solo benefici, ma anche disagi e diseguaglianze. Le Digital Humanities (DH) sono il campo di studi in cui si elaborano e si applicano gli strumenti per gestire questo cambiamento. La conferenza vuole quindi rappresentare proprio un momento di approfondimento e di riflessione dell’informatica umanistica come luogo privilegiato di incontro tra i diversi bisogni della società contemporanea, perché siamo convinti che si debba restituire all’umanista il ruolo di chi interpreta e accompagna il cambiamento, di chi favorisce la cultura aperta, la partecipazione, i diritti, i nuovi e antichi valori.
In sostanza c’è la necessità di passare da una fase in cui le Digital Humanities sono prevalentemente concentrate sui metodi e sui mezzi, ad una fase in cui esse? tornino a ragionare sui fini, vale a dire sugli obiettivi di ricerca e sui benefici prodotti dal raggiungimento di tali obiettivi per la società nel suo complesso. Nel decimo libro della Repubblica, Platone fa notare che «per ogni oggetto esistono tre arti: quella che ne farà uso, quella che lo realizzerà e quella che lo imiterà ..» «Ma la virtù, la bellezza, la perfezione di ogni singolo oggetto riguardano soltanto l’uso per il quale ciascuno di essi è fabbricato», e allora «chi adopera ogni singolo oggetto deve per forza averne la maggiore esperienza e riferire al fabbricante i pregi e i difetti che si rivelano all’uso; ad esempio un flautista dà spiegazioni al costruttore di flauti sugli strumenti che gli servono nel suo mestiere e gli ordinerà come fabbricarli» (601d-e, trad. Caccia). L’umanista digitale non costruisce né flauti né pifferi, anche se talvolta viene scambiato ingiustamente per un pifferaio magico, ma collabora alla progettazione di strumenti che servono ad abbattere le barriere fra la conoscenza o l’esperienza estetica e la nuova società inclusiva. Non si deve tuttavia cadere nel tranello secondo cui il digitale per sé, grazie ad un indefinito potere taumaturgico, abbatte le barriere. Al contrario, uno strumento digitale può innalzare barriere nuove, se non è stato progettato bene, se non è stato pensato per essere così duttile da adattarsi alle esigenze specifiche di chi lo usa.
Ecco perché ad alcuni di noi stanno particolarmente a cuore, fra le molteplici tracce del convegno, il tema della cultura aperta – o cultura dell’apertura – e il tema dell’accessibilità. La cultura dell’apertura ci spinge ad essere esigenti, a voler essere sempre più liberi di usare gli strumenti che ci vengono consegnati in modi inattesi rispetto alle previsioni dei costruttori stessi: noi i libri elettronici non li vogliamo solo leggere (per quello basta il libro a stampa!) o leggere ovunque (anche in questo caso, un libro tascabile può bastare); noi vogliamo costruire indici, estrarre e mettere in relazione dati, visualizzare nuvole di parole, usufruire dei risultati di raffinate analisi semantiche..
Infine, ragionare tutti insieme sul tema dell’accessibilità alle risorse digitali ci fa vedere come negli ultimi decenni, silenziosamente e quasi invisibilmente, la società sia diventata di fatto più inclusiva, dove le persone con disabilità sensoriali, motorie o cognitive, o i discenti nelle varie fasi dell’età evolutiva, non sono affatto beneficiari passivi di risorse e strumenti creati per loro, ma sono protagonisti attivi nella progettazione di risorse, strumenti, percorsi ideati e, grazie a questo, migliori per tutti.

L’incarico di organizzare il decimo convegno dell’Associazione AIUCD fu dato a Pisa un anno fa e, in particolare, annunciato durante la sessione di chiusura della nona conferenza annuale dell’associazione, svoltasi a Milano dal 15 al 17 gennaio 2020, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Per gli amanti della cabala, erano le 17 circa del 17 gennaio 2020, ed era un venerdì. Già allora era manifesto il presagio che il nostro sarebbe stato un lavoro complicato: ma all’epoca la straordinaria emergenza sanitaria dovuta alla diffusione del virus SARS-COV-2 era ancora soltanto una epidemia locale di una regione della Cina, e la sola sfida che ci sembrava di dover affrontare era relativa alla proposta del nuovo sguardo che le DH avrebbero avuto verso la società.
Da quel giorno fino ad oggi, molte istituzioni del variegato mondo della ricerca pisana hanno lavorato in grande sinergia per preparare al meglio l’evento associativo più importante per la comunità italiana di informatica umanistica.
Nonostante le notevoli difficoltà incontrate a causa del COVID-19 e alle conseguenti misure di sicurezza via via deliberate, possiamo dire che i “numeri” del convegno danno la misura di un serio interesse verso i temi proposti e di un conseguente indice di successo.
Le date e i dati principali della decima conferenza si possono riassumere in 118 contributi inviati, dalla data di pubblicazione della call for paper – il 19 giugno 2020 – fino al termine stabilito del 2 ottobre 2020. Dei contributi inviati, 96 lavori sono stati presentati come comunicazione orale e i restanti 22 presentati come poster. Il processo per l’invio delle proposte ha previsto la scelta di uno tra i sei possibili temi della conferenza: Digital public humanities, Open culture, Reti sociali, Tech-economy, e-Participation e infine Tecnologie assistive per l’inclusione.
La distribuzione dei contributi ha visto 35 proposte inviate per il tema Digital public humanities; 43 per Open Culture; 14 Reti sociali; 3 Tech-economy; 6 e-Partecipation; e 17 Tecnologie assistive per l’inclusione.

Promuovendo una politica di inclusione intesa a concedere ampio spazio di discussione e promozione per il maggior numero di attività di ricerca possibile, sono state accettate 100 proposte (85% circa), revisionate da un totale di 125 colleghi per un totale di 318 revisioni (per una media di 2.7 revisioni per contributo).

Delle 100 proposte, 60 sono state accettate come presentazioni orali (63% circa delle proposte inviate per una presentazione orale) e 40 come poster, di cui 18 proposte erano originariamente state inviate come poster (82% circa sul totale delle proposte inviate come poster) e 22 erano state pensate dagli autori come talk (23% circa del totale delle proposte originariamente inviate come presentazioni orali).
Il numero totale degli autori relativi ai contributi inviati è stato pari a 295, di cui 268 sono autori di proposte accettate.
Nella giornata di pre-convegno del 19 gennaio sono stati inoltre organizzati quattro workshop:

  1. Introduzione alle edizioni digitali: preparazione con codifica XML TEI e visualizzazione con il software EVT, a cura di Roberto Rosselli Del Turco;
  2. Narrativa e divulgazione scientifica delle DH: l’esperienza dei QUARANTIP, a cura di Krino;
  3. Qui CLARIN-IT: posso aiutarti? / This is CLARIN, how can we help you? a cura di Monica Monachini e Francesca Frontini;
  4. ALDiNa, Archivi Letterari Digitali Nativi, a cura di Tiziana Mancinelli, Emmanuela Carbè e Federico Boschetti

Infine l’ultimo numero, quello dei circa 650 iscritti al convegno: frutto non solo dell’apertura delle tematiche, ma, indubbiamente, anche della nuova modalità di partecipazione a distanza. Questo credo ci dovrà far molto riflettere su cosa fare in futuro, a pandemia speriamo archiviata, quando dovremo ragionare su come conciliare il piacere e l’utilità dell’incontro in presenza con il dovere morale di favorire una partecipazione democratica.

La conferenza, allargandosi a temi fino ad oggi non molto dibattuti entro l’associazione, ha comportato diverse aperture verso i ricercatori attivi negli ambiti della sanità, dell’economia, della giurisprudenza, delle reti sociali. Un’apertura che ci ha ovviamente arricchito, ma che ci ha anche posto nuove sfide. Le DH da anni sono una metadisciplina dai confini sfumati e in via di definizione, una galassia dalle numerose e diverse componenti: quale può essere la forza aggregante che le tiene insieme? Forse ce lo potranno dire i giovani partecipanti al convegno: numerosi studenti e neolaureati quest’anno hanno mandato le loro proposte che sono state valutate e accettate dai revisori. Un’ulteriore apertura di cui siamo particolarmente orgogliosi.
Ogni comunità di studiosi e studenti con cui AIUCD viene quotidianamente in contatto ha il proprio linguaggio specialistico e le proprie buone pratiche. Speriamo che la condivisione di tali linguaggi e di tali pratiche promuova la co-evoluzione delle diverse comunità che hanno sentito spontaneamente la necessità di accorciare le rispettive distanze. Paradossalmente – ma forse non tanto – la distanza fisica imposta dalle circostanze ha promosso, nelle estenuanti videoconferenze dell’ultimo anno, il contatto virtuale di persone appartenenti a mondi epistemologicamente paralleli.
Non ci bastava aver proposto un tema nuovo e nuove aperture. Ci ha messo lo zampino anche questa terribile pandemia, costringendoci a organizzare un evento completamente on line. Dal 12 marzo 2020 il nostro paese è entrato in lockdown e tutti gli eventi di socialità e collettivi sono stati di fatto fortemente limitati o comunque sono stati trasformati in eventi virtuali con partecipazione remota. La stessa sorte è toccata alla conferenza AIUCD2021.
Ci siamo trovati quindi subito a dover valutare le piattaforme più adatte e robuste per ospitare il convegno in modalità remota. Ovviamente non potevamo replicare in rete un convegno tradizionale: l’Associazione sa bene che il mezzo digitale può e deve mutare le forme di comunicazione. Si è trattato quindi di un’esperienza decisamente diversa, più interattiva, meno formale e con “ritualità” diverse rispetto al passato.
Chiusi nelle proprie case, isolati nelle proprie città, i nostri autori si sono trovati costretti a fare ciò che fino a poco tempo fa poteva essere, per l’umanista, solo un’opzione: molti si sono trovati a dover usare in modo massiccio strumenti per la scrittura collaborativa, a dover modificare quindi non solo le proprie abitudini ma anche i propri paradigmi cognitivi. In questo spirito di collaborazione sono state organizzate anche le sessioni del convegno, prendendo a modello l’ultima conferenza CLARIN.
Fortunatamente abbiamo avuto fin da subito un grande appoggio e una grande disponibilità dei mezzi e delle risorse proprio dall’infrastruttura CLARIN, che sia nella sua declinazione Italiana, che è partner della conferenza, sia nella sua declinazione di coordinamento europeo ci ha permesso di organizzare l’evento completamente online.
Per questo il comitato organizzatore e di programma della conferenza vuole rivolgere un sentito e accorato ringraziamento agli amici di CLARIN-IT, soprattutto nelle persone di Monica Monachini, coordinatrice del nodo Italiano di CLARIN, e di Francesca Frontini, da poco entrata nel board europeo di CLARIN-ERIC. In più, un doveroso ringraziamento anche per i tanti colleghi di CLARIN-ERIC, soprattutto nella persona di Franciska de Jong, direttrice esecutiva, e di Maria Eskevich (Central Office Coordinator), che ha tenuto i contatti con gli organizzatori della conferenza.
Ugualmente grati siamo ai giovani studenti di Krino per il supporto nelle giornate del convegno, all’Università di Pisa, all’ISTI-CNR e all’ILC-CNR, co-organizzatori assieme ad AIUCD, e infine allo staff di Media Events di UNIPI per il servizio di post-produzione video.

Federico Boschetti, Angelo Mario Del Grosso ed Enrica Salvatori